I Giacobini e Napoleone

La Rivoluzione Francese del 1789 rimette in armi l'Europa. In Italia è la regione Piemontese che più ne risente, essendosi qui rifugiati molti fuoriusciti francesi, i quali convincono Vittorio Amedeo III di Savoia a non ricevere l'inviato francese incaricato di proporre al Piemonte una dichiarazione di neutralità. La Francia invade allora Nizza e la Savoia (1792), mentre gli Austriaci, dalla Lombardia, si mettono in marcia verso il Piemonte per contrastare i Francesi. I cittadini accorrono alle armi e la Lomellina fornisce 1200 volontari incorporati nel reggimento di Casale. Nel 1795 le condizioni del Piemonte sono gravi: il popolo è scontento, l'erario esausto, l'esercito abbattuto e sfiduciato, in quanto l'Austria appoggia scarsamente la causa piemontese. Il Savoia ricorre a tasse gravose sui contratti d'affitto agricoli, sui servi, sui cocchi di lusso, sul focatico o tassa di famiglia; vende benefici propri e beni delle confraternite. I Francesi affidano a Napoleone la campagna d'Italia: nel 1796, con l'amistizio di Cherasco, il Savoia abbandona l'alleanza con gli Austriaci e concede ai Francesi libera disponibilità di strade e fortezze piemontesi. La Lomellina è cosi invasa e percorsa dai Francesi, i quali non fanno altro che devastare e, in nome della libertà, distruggono anche tutto quello che è sacro. Il 9 luglio 1797 il vincitore Napoleone costituisce a Milano la Repubblica Cisalpina, comprendente la Repubblica Cispadana e la Transpadana. Alla Francia pare ormai giunto il momento di impossessarsi anche del Piemonte: i "Giacobini" cominciano a sobillare la popolazione; nel 1798 il Piemonte viene occupato. Dal dicembre 1798 al maggio 1799 anche la Lomellina entra quindi nell'orbita francese, come Centrale Repubblicana Lomellina. E' del 20 dicembre 1798 un ordine del "cittadino Francesco Marchese preposto di Valenza e Vicario generale del Vescovo di Pavia" che dà disposizioni per il nuovo calendario di feste religiose stabilito dal "governo provvisorio della Nazione Piemontese". Nel frattempo il re Carlo Emanuele IV di Savoia è costretto ad abdicare ed il Piemonte viene aggregato alla Repubblica Francese: sui documenti dell'epoca spicca il motto della rivoluzione Libertà, Virtù, Eguaglianza. L'amministrazione segue l'organizzazione del sistema francese e agenti girano per il paese, sia per scovare e denunciare gli oppositori al nuovo regime, sia per favorire la causa della Francia. In ogni paese spadroneggiano i Giacobini. Nel 1799 si delibera di raccogliere voti per l'annessione definitiva e legale del Piemonte alla Repubblica Francese, dividendolo in quattro dipartimenti: Eridano, Stura, Dora e Sesia; la Lomellina dovrebbe far parte del dipartimento del Sesia. Napoleone intanto è lontano, occupato nella campagna d'Egitto; ne approfittano la Russia e l'Austria che spediscono in Italia un esercito al comando del generale russo Suvarov, il quale batte i Francesi e da Lomello nel maggio del 1799 lancia un proclama ai Piemontesi, invitandoli alla riscossa. Tutte le conquiste Francesi in Italia vanno in fumo e i nostri giacobini subiscono a loro volta le reazioni dell'improvviso cambiamento politico: l'insurrezione popolare arde violenta nelle nostre zone ed in tutto il Piemonte. Il 26 maggio il Svarov entra a Torino entusiasticamente accolto e, secondo gli ordini ricevuti dallo Zar, invita Carlo Emanuele IV a tornare sul trono. Il Re lascia la Sardegna ma è fermato a Livorno dagli Austriaci, che intendevano annettere il Piemonte alla Lombardia; Suvarov è costretto a lasciare l'Italia. Nel maggio del 1800 Napoleone, abbandonato l'Egitto, ritorna in Italia e, con la vittoria di Marengo, se ne fa il nuovo padrone: la Repubblica Cisalpina, abbattuta dagli Austro-Russi, verrà restaurata dal Bonaparte il 5 giugno 1800. Grande entusiasmo, grandi speranze in un governo riparatore: la seconda Cisalpina durerà fino al dicembre del 1801, diciotto mesi di oppressione fiscale, ruberie, prepotenze, intolleranza e persecuzioni.
La Lomellina viene separata dal Piemonte ed entra a far parte della Cisalpina dal settembre del 1800, con il Novarese e parte del Pavese. Nel 1802 la Cisalpina diventa Repubblica Italiana composta di 24 dipartimenti e 6 divisioni militari: Milano, Brescia, Mantova, Venezia, Bologna, Ancona. La divisione di Milano comprendeva i dipartimenti dell'Olona, del Lario, dell'Adda e dell'Agogna. E' di quest'ultimo dipartimento che viene a far parte la Lomellina, insieme con il Vigevanasco, l'alto e basso Novarese, la Valsesia a sinistra dello stesso fiume, valli adiacenti e riviera del Lago d'Orta. I dipartimenti si suddividevano a loro volta in distretti, cantoni, comuni: quello dell'Agogna comprendeva 5 distretti, 19 cantoni, 136 comuni con circa 327.000 abitanti e dipendeva dalla Corte d'Appello di Milano. La Lomellina, esclusi Robbio ed il suo circondario, faceva parte del distretto di Vigevano, diviso nei cantoni di Mortara (comprendente Olevano), Vigevano, Garlasco, Sannazzaro e Mede. Quando nel maggio del 1804a Parigi fu proclamato l'Impero, le sorti della Repubblica Italiana erano segnate: essa sarebbe stata presto trasformata in Regno. Il 17 febbraio del 1805 Napoleone fu incoronato Re d'Italia a Monza. La Lomellina si ritrovò in miserande condizioni a cui si aggiunsero carestie e siccità disastrose. Abbiamo anche notizia di un terremoto che colpì le nostre terre verso le 15.00 del 12 maggio 1802: il sisma provocò solo alcuni crolli e non si registrarono vittime, ma contribuì a spaventare ulteriormente le popolazioni già duramente provate. Con una circolare datata 19 gennaio 1804 il preposto vescovile di Pavia Angelo Bellingeri, sostituto del defunto Vescovo Bertieri, dispensava
"tutti gli abitanti della città e della diocesi... affinchè possano... nella imminente quaresima... cibarsi di carni, uova e latticini in vista dell'infelicità dei tempi, dell'inclemenza delle stagioni e della scarsezza dei cibi quaresimali, anche per le prescritte sanitarie cautele e proibizioni di commerciare con li paesi li quali prima ce li fornivano abbondantemente..."; un tale provvedimento sarà preso anche nei due anni successivi, con l'autorizzazione di Papa Pio VII. Intanto viene introdotta un'amministrazione che segue il sistema francese; vengono tassati i beni delle confraternite e dei benefici ecclesiastici. Due ingiunzioni di pagamento firmate dall'esattore di Olevano, Santino Annovazzi, ed indirizzate ai "cittadini prete Giò Tibaldi e Cristoforo Grossi", sollecitano il pagamento dei tributi relativi alle rendite dei benefici di S. Giacomo ed Anna e San Salvatore, in tutto 445 lire e 5 soldi di Piemonte per l'anno 1800. Ma altre ben più importanti riforme sono introdotte nelle nostre terre: spesso le autorità civili non riescono a far rispettare le nuove disposizioni al popolo; si ricorre allora ai parroci, a cui si chiede di "accorrere e persuadere l'ubbidienza della legge...". Numerose circolari del vescovo di Pavia sollecitano il parroco di allora don Ferdinando Bazzano ad esporre e spiegare i nuovi provvedimenti e a farli rispettare. Una lettera del 23 ottobre 1804 riguarda la coscrizione militare; si invita a "rappresentarla giusta nella di lei istituzione, necessaria e vantagiosa non trascurando di esporre la serie infelice dei disagi, delle incertezze, dei timori, conseguenze indivisibili e gravose ai disertori...". Nel 1805 viene istituita ad Olevano la Gendarmeria: è il sacerdote a dover presentare il nuovo servizio che "ispira confidenza e garantisce il rispetto dell'autorità, l'osservanza delle leggi, la sicurezza delle vie pubbliche, previene e reprime i disordini..."1. Con il 1806 entra il vigore anche in Italia l'editto di Saint-Cloud: una prima circolare del 10 maggio 1805 invita i parroci ad abolire "la costumanza di portare alla chiesa li cadaveri dei trapassati colla faccia scoperta esponendone il pericolo di spargere li contagiosi miasmi l'impressione funerea che in generale fa sull'animo de' figli e delle donne..."; la seconda, che invita a spostare il cimitero fuori dal centro abitato, è andata perduta: viene però più volte ricordata in scritti del parroco e del vescovo di Pavia. Le sepolture nel vecchio cimitero, che si trovava di fianco alla canonica, furono sospese nel 1813, ma solo nel 1822 il nuovo parroco don Giovanni Battista Romussi, d'accordo con il Sindaco, incominciò a trasportare "la terra e gli ossi del vecchio cimitero" nel nuovo, "finalmente in grado di riceverli". Nel 1809 Napoleone era all'apice della sua potenza politico-militare, ma la sua fortuna finirà ben presto con il fallimento della campagna di Russia e la sconfitta di Lipsia dell'ottobre 1813. Bonaparte fu costretto ad arrendersi e fu esiliato all'isola d'Elba: la corona di Francia venne restituita ai Borboni. Nel febbraio 1815 Napoleone fuggiva dall'isola d'Elba entusiasticamente accolto in Francia, ma a Waterloo, nel giugno del 1815 fu sconfitto: la sua rovina travolse il Regno Italico.

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1 I motivi di questi speciali organi di polizia sono confermati dalla necessità avvertita come fenomeno di intolleranza ideologica e per le diserzioni con conseguenti atti criminali. Di questo si ha conferma in una lettera che il Foscolo scrive come testimone diretto di quello che accade, infatti dice: "la Lomellina è piena di malfattori aggregati ai coscritti disertori scappati e assaltano su le strade e gli abitanti, e ce ne sono in ogni parte".

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