La chiesa di San Salvatore

Nel 1420 il nobile Antonio de' Olevano, creato governatore di Alessandria da Filippo Maria Visconti, fece ricostruire il castello. In tale occasione esso fu munito di fosse e dotato di due chiese incorporate, una dedicata a San Giovanni e l'altra a San Salvatore. La chiesa di San Salvatore fu forse distrutta nel 1444 e subito ricostruita. Alla chiesa era annesso, per la sua manutenzione, un beneficio derivante da un mulino lasciato dal Marchese Giacomo de' Olevano nel 14501. L'attuale chiesa di San Salvatore fu riattata dal marchese Gerolamo de' Olevano nel 1718 e da Baldassarre de' Olevano, pochi anni prima che il castello fosse trasformato e ridotto ad abitazione dal marchese Gerolamo III de' Olevano.
Di San Salvatore esistono vari documenti: nei registri
Impositiones bladarum in Lomellinae del 1259 viene ricordata la chiesa di San Salvatore di Olevano dipendente dalla pieve di Sant'Alessandro Carosio; nei registri delle rationes decimarum del 1322-1323 redatti per la diocesi pavese è annoverata la chiesa di San Salvatore di Olevano1a e ancora nei verbali della visita pastorale del 1460 si ricorda che l'inviato del vescovo di Pavia, Amicus de' Fossulanis, incontra il cappellano di San Salvatore Augustinus de' Sinziis. Trova la chiesa sporca e disadorna ed ordina al religioso, pena una multa di dieci florenorum, di far ricavare sull'altare un tabernacolo, poiché la chiesa ne risulta sprovvista2. Nella successiva visita pastorale di cui si ha memoria, datata 17 maggio 1565 risulta cappellano Ludovico de Olevano il quale risiedeva a Pavia per motivi di studio, incaricato di officiare nella chiesa è Franciscus de Reiis de Parona de Mortario che risulta percepire 60 lire dal cappellano e 25 lire “ab hominibus dicti loci”, quindi dai capi famiglia del posto, per la cura d’anime che da anni non veniva esercitata nella chiesa di San Michele. Alcuni di questi abitanti riferiscono che tale indennizzo veniva richiesto dal cappellano solo negli ultimi anni mentre in precedenza questo non avveniva e “i preti a stare in questa terra … officiavano in questa chiesa et facevano anco la cura delle anime battegiando, confessando et comunicando3. La chiesa è descritta come un edificio angusto con tetto in tegole e solo la cappella dell’altare era ricoperta da una volta e affrescata. L’altare era abbellito da un’ancona lignea mentre il battistero si trovava a sinistra dell’altare, senza copertura. L’edificio era adiacente al castello (domum in qua habitat ... Bartholomei de Ollevano domini e praebendatarii dicti loci) e sul lato destro si trovava il cimitero. La cura d’anime contava circa 45 famiglie e la messa era celebrata la domenica, nei giorni festivi e in due giorni feriali. In questa occasione Jacobus de Ollevano, interrogato dal delegato del Vescovo, afferma che “ho sempre veduto exercire la cura delle anime in questa chiesa la quale è tittulo di capella et iuspatronato di casa nostra”. San Salvatore formava quindi una cappellanìa, o meglio un titolo della chiesa collegiata di Sant'Alessandro Carosio il cui parroco, già nel secolo XIV, portava il titolo di Arciprete e possedeva due chiese. Cappellanìa deriva da cappella, la quale era in origine l'oratorio dei re Merovingi di Francia, dove si conservava una reliquia della cappa di San Martino di Tours. Il termine cappellanìa fu poi riferito ad un ente ecclesiastico, costituito per volontà di un fedele, mediante donazione o testamento, per un fine di culto. Cappellano è genericamente un sacerdote cui è affidata l'officiatura di una cappella o di un Oratorio, senza cura d'anime, se non nei riguardi di gruppi di determinate persone (una corte, una famiglia, una comunità).

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1 F. Pezza: Il San Lorenzo...

F. Pianzola: La diocesi di Vigevano

1a M. L. CHIAPPA MAURI
La diocesi pavese nel primo ventennio del sec. XIV
in «Bollettino della Società Pavese di Storia Patria», LXXII, 1972

2 XENIO TOSCANI
Aspetti di vita religiosa a Pavia nel sec. XV
Milano, Giuffre, 1969

"Die XXVIII Septembris in loco Olevani. Visitacio facta ut supra ad ecclesiam Sancti Salvatoris ad quam reperuit presb. Augustinum de Sinziis capellanus, que est iurls patronatus nobiliuum, colatio spectat Episcopo, que est sine cura et habet reditus florenorum XL, quam ecclesiam reperit sine hostiis clausuris ac protinus inornatam et immondam.
    Interrogatus cuius redditus est capella ipsa respondit quod habet reditus florenorum L. Preceptum factum suprascripto capellano ut sub pena florenorum decem fabricari faciat hostia infra mensem.
    Interrogatus si sunt alie ecclesie et qui exercet curam animarun respondit quod adest alia ecclesia Sancti Michaelis que dicitur quod curata est et habet bonos redditus, tamen presbiter qui illam tenet non facit
residentiam."
Olevano, 28 settembre (1460). Ho visitato secondo la consuetudine la chiesa di San Salvatore dove ho incontrato il sacerdote Agostino de Sinzi cappellano, che è di patronanto nobiliare, le nomine del cappellano e del commendatario spettano al Vescovo, non ha curato ed ha un reddito di 40 fiorini; osservai che questa chiesa era disadorna e sporca e senza tabernacolo. Interrogato circa i redditi della cappella (il cappellano) rispose che aveva un reddito di 50 fiorini. Raccomandai al cappellano, pena una multa di 10 fiorini, di far costruire un tabernacolo nell'altare. Interrogato se vi fosse un'altra chiesa e chi ne fosse il curato rispose che c'era un'altra chiesa dedicata a San Michele che si dice essere officiata da un curato ed avere buoni redditi, ma il sacerdote che ne è titolare non è residente.

3 XENIO TOSCANI
Visite pastorali in diocesi di Pavia nel Cinquecento
Bologna, Il Mulino, 2003

"Vocatus coram ut supra Amilius de Michelinis f. q. Antonini habitans ut supra et eidem dellato iuramento. Interrogatus. Respondit. Io mi racordo havere veduto molti preti a stare in questa terra li qualli officiavano// in questa chiesa et facevano anco la cura delle anime battegiando, confessando et comunicando in questa chiesa et tra li altri me ricordo havere veduto uno m. prete Georgio de Olivello il quale stette qui molti anni facendo la cura delle anime a nome, per quanto posso comprendere de m.r prete Augustino da Olevano et uno altro prete de (Z)aneti de San Georgio il qual medesimamente faceva questa cura et uno prete Augustino Perrone da Campalestro quale hora sta in Mortara et uno m.r prete Antonio Borgognone li quali tutti erano pagati dal detto prete Augustino Ollevano et noi altri homini non pagassimo mai cossa alcuna et doppo li sopradetti ha fatto questa cura il detto m.r prete Augustino Olevano almeno per il spazio de dieci anni vel circa et da noi/ altri homini mai ha havuto cosa alcuna mai; una volta che detto prete Augustino si era risoluto di non volere fare la cura et una Pasca non voleva comunicarci, benché non mi racordi precisamente l'anno, onde li nostri homini mandorno a parlare al signor vicario che era alhora alla Pieve de Veleza il quale scrisse uno boletino al detto prete Augustino onde esso doppo fece sempre la cura sino alla sua morte et non saprei dire precisamente il numero delle pertiche de li beni de detti benefici, ma so bene che m.r prete Augustino ne cavava sino a 29 sacha di formento et sacha circa a vinti di segale et quanto sia del prete noi se contentiamo sino qui et li paghiamo vinticinque lire perché così ha voluto il signor capellano// perché prima mai non havemo pagato come ho detto et praedictus ( ) super generalibus recte annorum 50 vel circa.”

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