Le origini

Mentre alcuni storici fanno risalire solo al Medioevo i primi consistenti insediamenti umani in Lomellina, l'archeologia e l'epigrafia ci confermano che queste terre furono cosparse di centri abitati, detti vici, fin dall'epoca gallica (4 o 5 secoli prima di Cristo). Nel 1903, in territorio attualmente denominato Mortizza1, sulla riva sinistra dell'Agogna, a circa ottocento metri da Olevano, furono riportate alla luce circa 60 tombe di epoca gallo-romana, contenenti suppellettili vasarie, vetrarie, fibuloni, armille bronzee, una spada ed altri oggetti2. In Lomellina sono state rinvenute varie necropoli risalenti in particolare al periodo della seconda età del ferro (V-I sec. a.C.) e all'età romama (Bozzole di Garlasco, Scaldasole, Pieve del Cairo, Gropello, Mortara, Lomello, Celpenchio e Cozzo, Ceretto, Robbio e Palestro, S.Alessandro di Zeme, presso i torrenti Arbogna e Agogna...). Numerosi reperti della zona si trovano nel Museo Archeologico Lomellino di Gambolò, nelle collezioni di Vigevano, Gropello Cairoli, ed in altre piccole raccolte private come quella del dottor Antonio Strada, nel castello di Scaldasole, dove sono conservati anche alcuni reperti rinvenuti ad Olevano. La prima testimonianza storica relativa ad Olevano risale al 789. In un documento di quella data (riportato dal Carli) si accenna ad una località di nome Orevanum3. Il Capsoni non ritiene improbabile che il termine provenga da ab ollis (da olle), cioè vasi che si sarebbero trovati negli scavi, ma non accetta l'ipotesi che il nome provenga da olivo, secondo alcuni qui abbondantemente coltivato in tempi antichi (nel territorio comunale esiste tuttora una località chiamata Mont Ulivèt a cui si potrebbe assegnare questa derivazione; una pianta d'ulivo è rappresentata anche sullo stemma del Comune). Il Capsoni accetta invece la versione del Portalupi secondo cui il luogo in precedenza si chiamava Aulevanum, derivato da Aula Laevorum, cioè corte dei Levi4. Ma chi erano questi Levi? Non è facile mettere d'accordo le varie tesi riguardanti queste popolazioni. Certamente costituivano una tribù del popolo dei Liguri. Il nome Liguri è documentato da vari scrittori classici greci ed ellenistici, ma spesso in modo fantasioso. Notizie più attendibili ricaviamo dagli scrittori latini; purtroppo essi ci documentano un periodo ormai recente della storia dei Liguri, prossimi a spegnersi o già fusi con altri popoli invasori. Questo popolo dei Liguri è citato da scrittori che vanno da otto secoli prima di Cristo al secondo secolo dopo Cristo (Esiodo, Ecateo di Mileto, Erodoto, Eratostene, Polibio, Posidonio, Artemidoro, Virgilio, Diodoro Siculo, Strabone, Tito Livio, Plutarco ed altri) e pare che risalga alla preistoria, all'età neolitica o della pietra levigata, stanziato sulla costa mediterranea nord-occidentale (dall'Ebro all'Arno), ove è stato rinvenuto rozzo vasellame in terracotta, decorata con impressione delle dita.
La vita di tipo neolitico condotta da queste popolazioni continuò probabilmente indisturbata, nonostante una successiva intrusione di popolazioni celtiche, provenienti dalla Francia. E' sempre però difficile differenziarli completamente dagli antichi popoli dell'Europa meridionale: della Spagna (Iberi), della Francia e della Svizzera del sud, dell'Italia settentrionale e centrale. Ci restano dei Liguri alcune iscrizioni, che risentono però di influssi iberici, etruschi, veneti, celtici. Probabilmente in età preistorica questo popolo può aver avuto una grandissima diffusione (qualcuno pensa alla Sicilia, alla Sardegna, al mare del Nord), ristrettasi poi lungo l'arco dell'Appennino settentrionale, sui due versanti delle Alpi occidentali, fino alla valle del Rodano ad occidente e a quella del Po ad oriente. Non sapendo esattamente chi fossero, alcuni studiosi li considerano di razza indoeuropea, altri di razza mediterranea, il che è forse più accettabile, anche se ci basiamo sull'aspetto dell'odierno tipo ligur o sui pochi elementi linguistici rimasti. Fu solo con i Romani che i popoli liguri, o ritenuti tali, o confusi con popoli celtici, furono catalogati: alle popolazioni, che forse già nove secoli prima di Cristo si erano stabilite sulle rive del Po, furono attribuiti i nomi di Levi e Marici. I primi (dal latino
laeva = sinistra) occupavano le terre alla sinistra del fiume, i Marici erano stanziati sulla riva destra. Lo storico Enrico Pollini5 ci descrive i Levi come popoli frugali e lavoratori, intenti a prosciugare la "vasta pianura lomellina", passare dalla vanga alle armi in difesa delle loro libertà, immergere i loro figlioletti nei gelidi torrenti per meglio avvezzarli al nuoto ed al rigore delle stagioni. Ci dice anche che quando furono assorbiti dai Romani, forse nell'anno 49 a.C., essi rimasero fedeli e combatterono d'allora in poi i nemici di Roma. Altri storici sostengono che (forse nel V o IV secolo a.C.) si stabilirono in Lomellina, provenienti dalla Francia, i Libui (o Libici) Salluvii, di quasi certa origine celtica. Tito Livio e Plinio il Vecchio asseriscono che Ticinum (l'odierna Pavia) era stato fondato dai Levi e dai Marici, ambedue catalogati da Polibio, duecento anni prima, come popoli di razza celtica. Comunque sia, pare veramente che in Lomellina abitassero sia i Levi che i Libui: i primi, dall'Agogna al Ticino e dal Po al territorio di Novara; i secondi ad Ovest dell'Agogna. Di questa ipotesi ci parla ampiamente il professor Francesco Moro6, studioso di problemi storici e linguistici lomellini. Egli ci fa notare la differenza fra le due zone di cui si è detto: quella occidentale, con una depressione lungo la linea Rosasco-Cozzo-Zeme-Villa Biscossi e Gallia, fino al Po, era anticamente acquitrinosa, squallida e malsana, con qualche dosso ricoperto di rovi e gaggie; in questa depressione doveva scorrere, un tempo, il fiume Sesia. Certamente i Levi-Liguri non si erano qui collocati preferendo la zona orientale, più sabbiosa ed asciutta e con molti dossi. Pertanto, se i Levi abitavano nella zona orientale del corso dell'antico Sesia (cioè la nostra zona), i Libui Salluvii si collocarono, provenienti dalla Francia, nella zona Occidentale. Con il tempo, si presume che i Levi ed i Libui si siano fusi: sta il fatto, comunque, che negli stessi nostri attuali dialetti e nei nomi di luogo si rilevano forme celtiche più nella zona della Lomellina occidentale che in quella orientale. Nel complesso, però, nella toponomastica lomellina si nota una predominana di forme celtiche: segno evidente che le popolazioni celtiche hanno celtizzato quelle liguri. Quando i Romani vennero a contatto con le popolazioni lomelline, non trovarono pertanto i Levi-Liguri, ma una razza mista, ormai di predominanza celtica e con nomi celtici. Sotto questo nuovo profilo, non avrebbero quindi significato le proposte dei vari storici lomellini antichi, riguardo al significato del nome del nostro paese. Il prof. Moro osserva che "nei tempi antichissimi, l'onomastica dei popoli e... quella dei luoghi, era spesso caratterizzata da determinazioni geografiche". E' quindi in una radice celtica che dobbiamo ricercare il significato dei nomi dei paesi lomellini. Attraverso un acuto riesame delle fonti storiche e comparazioni con le varie lingue indoeuropee (di cui il celtico faceva parte) si nota chiaramente che la maggior parte dei toponimi lomellini hanno un valore geografico e risalgono alla lingua celtica; essi sono stati poi romanizzati, con successive varianti medievali e moderne. Mortara non è la Mortis Ara (Ara dei morti) dei nostri storici, ma la "Terra asciutta sulla palude" (un significato analogo avrebbe, dunque, anche la nostra Mortizza, un tempo vicina alla malsana Val di rat); Tromello e Dorno: il "Villaggio sul torrente"; Sartirana la "Terra sul fiume". Olevano è "La pianura nella valle": Ol Ebam, e non la terra dei Levi, come se essi si fossero stabiliti solo qui, e non su gran parte dell'antichissima Lomellina7. Anche se all'inizio i Celti erano di barbari costumi e praticavano sacrifici umani, essi erano tuttavia più evoluti dei Liguri, sia politicamente che economicamente: per questa ragione prevalsero e si sovrapposero ai Levi-Liguri, non sappiamo se più o meno pacificamente. I Celti, detti Galli dai Romani, si suddividevano in varie popolazioni, le gentes, a loro volta suddivise in tribù, le nationes; erano inoltre suddivisi in tre classi: i sacerdoti o druidi, i quali erano anche capi politico-militari, i cavalieri-guerrieri, e la plebe. Secondo storici antichi (Polibio e Strabone) essi portarono nella valle padana fervore commerciale e industriale, con conseguente prosperità. Certamente trasformarono la Lomellina, da landa in gran parte deserta e selvaggia qual era, in una terra fertile e ricca.

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1 Mortizza: ramo del fiume isolato e ridotto a palude con acque staganti.

2 FRANCESCO PEZZA (Mortara 1873-1956 Medico chirurgo e direttore dell'Ospedale di Mortara)
Il San Lorenzo di Mortara nella storia e nell'arte

Mortara, Monchietti, 1925

3 Il documento è riportato a pag 25 della Dissertazione IV dell'opera "Delle monete e dell'istituzione delle Zecche in Italia ..." di Gian Rinaldo Carli, Pavia 1751/1759: "Regnantes Domni Nostri Carolo & Pipino Veris Excell. Regi. in Aedalias (Italia) Annus Regni eorum in Dei Nomine Sexodecimo & Nuno... Decima diae Mense Iulio Indix. duodecima feliciter &c. Accepi ego qu. Peresendo ad te iam dicto Iotune Laoneghild argentum dinarii in Soledus decie ad duodicce denarius per Soledus ut mea donatio firme hac stabilem deveas permanere. Acto Orevano &c."

4 SIRO SEVERINO CAPSONI (Pavia 1735-1796 Bibliotecario dell'Ordine dei Predicatori)
Memorie Istoriche della Regia Città di Pavia e suo territorio antico e moderno
Pavia, Stamperia del Monistero di San Salvatore, 1782/1788

LUIGI PORTALUPI (Grumello di Galliavola 1712 - 1763 Padre Gesuita)
Storia della Lomellina e del Principato di Pavia
Lugano, Stamperia Privilegiata della Suprema Superiorità Elvetica, 1756

5 E. Pollini: Annuario 1872

6 FRANCESCO MORO (Sartirana 1917-1993 Docente di lettere al Liceo Scientifico Omodeo di Mortara)
La Toponomastica Lomellina
Pavia, Tipografia Fusi, 1975

7 DANTE OLIVIERI
Dizionario di Toponomastica Lombarda
Milano, Ceschina, 1961
"Mortizza, acqua morta"
"Olevano, Lomellina, PV, dial. Olèven,= de Olevallo, Olevano (Manar.). La posizione del luogo in rasa pianura, e la corrispondenza coi due altri Olèvano, l'uno nel Lazio, l'altro in provincia di Salerno, inducono a dubitare assai che questo nome non risalga ad una base come *OLETULUM (piccolo oliveto), cfr. Origgio; ma ad un'origine più antica; per es. cfr. Lèvane di Montevarchi che il Pieri (Arno, 36) deduceva da un nome personale etrusco *LEUNA: non si potrebbe intendere però, in tal caso, l'iniziale O.".

PIERINO BOSELLI
Toponomastica Pavese
Pavia, EMI, 1985
"Mortizza: diminutivo di morta, quasi morticcia; ha significato di "acqua stagnante, palude, fondo pantanoso di un tratto di alveo fluviale che sia stato abbandonato dalla corrente"
"Olevano di Lomellina, comune lomellino, già OLIVOLUM in un documento del 1014; OLEVALLO, OLEVERO, OLEVENO, OLEYVANO in carte piemontesi del periodo 1219-1277: forse da una base OLETULUM, piccolo oliveto; ...".

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